Mi ricordo ancora la sensazione di enorme impotenza e rassegnazione che ho provato la prima volta che sono entratoMarocco articolo Meknes Francesco M 1 all’orfanotrofio di Meknes. Una volta dentro, io e la mia collega educatrice abbiamo passato un primo momento a conoscere ed abbracciare i neonati presenti nel Nido: mi ha fatto strano tenere in braccio uno dei piccoli e venire a conoscenza che fosse stato ritrovato in un cassonetto della spazzatura un mese prima.

In seguito ci siamo recati nella stanza dedicata ad attività ludico-didattiche, nella quale sono presenti solo ragazzi con disabilità. Mi ricordo di essermi bloccato almeno un paio di volte per la tristezza nel vedere così tanti bambini e ragazzi abbandonati con diverse tipologie di disabilità. Mi sono chiesto perché mi trovassi lì e che tipo di supporto o sostegno avrei potuto mai dare io, senza una laurea né una qualifica specifica.

L’impatto iniziale è stato dunque davvero forte e nei mesi successivi alla prima missione ho avuto modo di esprimere ai collaboratori locali le mie impressioni e disagi. La presa di coscienza della vera importanza di quello che stavo facendo è avvenuta nel corso delle successive missioni: è stata la banalità di un sorriso, uno sguardo sincero, l’importanza di una carezza, la dolcezza di un abbraccio a farmi capire che la mia presenza lì era già sufficiente per far star bene quei ragazzi, magari per donargli serenità, magari per mostrargli un po’ di affetto o più semplicemente fargli vivere un momento di spensieratezza, e a me questo basta.

È diventato un luogo di grande condivisione in cui si sono annullate le diversità ed in cui mi sento libero di esprimere me stesso.

Francesco Migliorati, Casco Bianco SCU con OVCI in Marocco

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