L'attività principale prevista dal progetto per cui sto svolgendo il Servizio Civile qui in Ecuador consiste nello svolgimento delle visite domiciliari alle persone con disabilità, che si svolgono su due differenti Cantoni, quello di Esmeraldas e quello di Quinindé. Presso quest'ultimo, OVCI mette a disposizione all'interno della propria struttura locale una sala di riabilitazione, in cui si recano alcuni dei beneficiari una volta alla settimana per sottoporsi alla terapia in un setting diverso e con qualche
strumento in più. In entrambe le situazioni, volontari, promotori, beneficiari e le loro famiglie devono indossare la mascherina e cercare, per quanto consentito dalla natura del nostro intervento, di mantenere la distanza interpersonale.
Anche per quanto riguarda gli spostamenti e i trasporti, sono in vigore le norme anti-COVID, compreso l'uso obbligatorio della mascherina all'aperto e sui mezzi di trasporto quali bus cittadini, provinciali e taxi.
Posso dire per il momento di non percepire un alto rischio di diffusione dei contagi intorno a me, sia sentendo le notizie del calo dei ricoveri per COVID nelle maggiori città, sia toccando con mano il numero crescente di cittadini che ricevono la seconda dose di vaccino, grazie anche alle chiacchiere dei passanti e delle persone con cui interagiamo per lavoro.
Queste considerazioni mi portano a recepire con stupore le recenti indicazioni del Dipartimento SCU sul blocco delle partenze degli altri volontari dei progetti in Ecuador, avvenuto solo due giorni dopo la partenza mia e dei miei due compagni, e che mi auguro venga rivista alla luce delle effettive condizioni in cui si trova il Paese in queste ultime settimane.
Sara Rizzuti, Casco Bianco OVCI in Ecuador
#sbloccoSCUestero
