Duecento mila persone a Juba, capitale del Sud Sudan, hanno partecipato alla messa domenicale celebrata da Papa Francesco al suo 40° viaggio internazionale, atteso a lungo, il 5 febbraio 2023.
Tra queste, anche alcuni nostri collaboratori e mamme con i loro bambini che frequentano il Centro di Riabilitazione "Usratuna".
«Vengo come pellegrino di riconciliazione, con il sogno di accompagnarvi nel vostro cammino di pace, un cammino tortuoso ma non più rimandabile.
Non sono giunto qui da solo, perché nella pace, come nella vita, si cammina insieme. Eccomi dunque a voi con due fratelli, l’Arcivescovo di Canterbury e il Moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia… e insieme, tendendovi la mano, ci presentiamo a voi e a questo popolo nel nome di Gesù Cristo, Principe della pace. Abbiamo intrapreso questo pellegrinaggio ecumenico di pace dopo aver ascoltato il grido di un intero popolo che, con grande dignità, piange per la violenza che soffre, per la perenne mancanza di sicurezza, per la povertà che lo colpisce e per i disastri naturali che infieriscono. Insieme, affinché si riconcili e cambi rotta.»
La visita del Santo Padre a Juba, per noi che siamo in Italia ma che abbiamo il nostro cuore e quindi la nostra casa lì, è stato un evento incredibile.
Abbiamo sentito Papa Francesco sempre vicino al popolo sud sudanese e pronto a “gesti estremi” per aiutare il processo di pace di questo giovane Paese.
Già dal lontano 2017, papa Francesco aveva espresso il desiderio di visitare il Sud Sudan, devastato dalla guerriglia, insieme all'arcivescovo anglicano Welby. Vederlo perseverare nel suo desiderio ed impegno per una visita in questo Paese così difficile, ha ridato a tutti noi il senso profondo del nostro essere lì, ha restituito anche a noi operatori “lontani” la speranza che anche il Sud Sudan possa sollevarsi dalle sue difficili condizioni, in parte incolpevoli ed in parte dipendenti dalla situazione politica; ci ha fatto capire nuovamente che le persone fanno la differenza, che tutto si può fare.
Il Sud Sudan è uno tra i Paesi più poveri del mondo, dove nella capitale le strade asfaltate sono ancora poche, dove il disagio e le difficoltà si percepiscono ad ogni angolo, dove la gente dopo gli ultimi conflitti si è sentita derubata anche della possibilità di un futuro, dove gli aiuti umanitari sono indispensabili per garantire un minimo di interventi sanitari per supportare le scuole e i corsi universitari, per garantire un minimo di nutrizione a tanti piccoli.
Seguire dall’Italia tutta la visita è stato un poco come trovarsi lì, a sentire le parole di un Padre che esorta e rimprovera, che tocca il cuore di tutti noi, che ci chiede di impegnarci tutti in questo processo di pace e di crescita, che ci esorta ad essere “sale” sempre presente ed attivo: non si deve vedere ma si sente, perché opera piano e costantemente.
Ci siamo sentiti lì, vicino a chi conosciamo e a chi non conosciamo, vicino ai nostri bambini che cambiano ma sono sempre gli stessi, che ti abbracciano e ti sorridono. Abbiamo cercato nelle immagini volti di amici e conoscenti, e abbiamo pregato tutti insieme.
Siamo, in verità, stati anche un po’ invidiosi di coloro che erano lì, della loro felicità, della possibilità di saltare e ballare, di cantare di abbracciarsi e respirare tutti insieme l’aria della pace, almeno per qualche giorno. Sinceramente avremmo voluto esserci di persona!
Ma siamo sempre un po’ in Sud Sudan, in mezzo alla gente, cercando di fare quello che riusciamo, poco per volta ogni giorno e costantemente, perché speriamo e crediamo che un cambiamento ci sarà, perché i nostri bambini sono il nostro tesoro: “Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”.
Ti ringraziamo Santo Padre, non solo per aver acceso i riflettori su questo Paese, ma soprattutto per aver riscaldato i cuori di tutti noi, qui e là, tutti insieme!
Elisabetta Piantalunga, Direttore Generale OVCI la Nostra Famiglia
Dal 3 al 5 febbraio il Santo Padre è venuto in Sud Sudan per un viaggio ecumenico di pace, accompagnato dal moderatore della chiesa di Scozia e dall’ arcivescovo di Canterbury. Insieme, nonostante le differenze per parlare di pace e cercare di riaccendere un dialogo che si assopisce sempre più.
Per cercare di descrivere le emozioni e i sentimenti che hanno caratterizzato quei tre giorni brevi ma molto intensi prendiamo in prestito una frase da un film (Notting Hill), che rende molto bene l’idea: "Surreale, ma bello!"
Surreale pensare di ospitare un centinaio tra mamme, bambini, operatori all’interno del Centro di Riabilitazione Usratuna, gestito da OVCI la Nostra Famiglia. Abbiamo aperto le stanze che di solito vengono usate per la riabilitazione, messo qualche tappeto per terra - loro sono abituati -, alcuni nostri operatori hanno preparato riso e fagioli e poi tutti a dormire perché alle due del mattino ci si sarebbe dovuti alzare per andare a prendere il posto per la Celebrazione.
Surreale anche solo pensare, in questo Paese, di poter camminare quando è ancora buio, per le strade senza auto ma piene di gioia, canti e pellegrini desiderosi di vedere l’uomo che parla di pace.
Bello e non scontato vedere come i nostri operatori si siano impegnati e lasciati coinvolgere nell’organizzazione per fare in modo che tutto andasse per il meglio.
Bello ammirare le mamme ansiose di ricevere un tocco o una benedizione per poter avere il miracolo di una guarigione.
Bello vederli sorridere e sperare che questa volta qualcosa possa cambiare davvero.
Tutto questo è successo e noi abbiamo avuto la fortuna e il grande dono di poterlo vivere.
L’appello alla pace è risuonato più volte forte e chiaro e la gente di questo Paese ne ha un estremo bisogno.
A tutti noi spetta non permettere che cada nel vuoto.
Anna, Elena e Gisella, Piccole Apostole della carità a Juba
Poter partecipare alle giornate del Papa in Sud Sudan è stato un dono enorme ed inaspettato. Porto negli occhi e nel cuore quattro immagini che mi sembra possano in parte raccontare quello che è stato.
I colori dello striscione realizzato dai bambini con la scritta “Usratuna is here for you”, colorato con cura, segno di un’appartenenza: insieme, sotto lo stesso striscione, come un’unica famiglia, davanti al Papa.
Gli occhi delle mamme, pieni di gioia e speranza: sabato sera Usratuna ha ospitato circa 200 persone tra mamme, bambini, operatori. La cena insieme, la notte, l’attesa… la gioia delle mamme che desideravano vedere il Papa e ricevere da lui una speciale benedizione per i loro figli.
Il pellegrinaggio nella notte: dopo esserci assicurati che le mamme e i bambini avessero un posto in pullman, siamo partiti insieme, a piedi, verso il luogo della messa. Abbiamo comminato insieme, sventolando le bandiere del Vaticano e del Sud Sudan, guidati da alcuni canti gioiosi: insieme perché, come hanno detto alcuni operatori, "siamo una famiglia e dal Papa ci andiamo insieme!" Impossibile non commuoversi davanti a questo desiderio di unione.
L’esplosione di gioia all’arrivo di Papa Francesco: tutti in piedi, lo striscione e le bandiere in alto, le mani alzate nel desiderio di salutarlo, di vederlo, di sentire il suo sguardo su ciascuno di noi e su questa terra, cantando “Welcome Holy Father, Welcome to South Sudan”, le lacrime agli occhi per l’emozione.
La gioia di sentirsi visitati e benedetti era ed è tuttora tangibile: il Papa ha toccato questa terra martoriata ed ha chiesto più volte il dono della pace.
Possa davvero questo dono concretizzarsi e generare unità, quella stessa unità che si è vissuta durante la Celebrazione e che anch’io ho avuto il dono inaspettato di poter condividere.
Chiara Pozzi, Piccola apostola della carità
Leggi l'articolo di Gerolamo Fazzini "L’oasi della cura nel disordine del Sud Sudan" sulla rivista Credere