Carola e Matteo sono partiti nel mese di giugno, dopo aver conosciuto OVCI ed essere stati a Ponte Lambro per la formazione generale. Lui psicologo, Capo progetto del corso di Laurea in Sviluppo umano; lei infermiera, referente tecnico del progetto CURE.
Come coppia hanno deciso di condividere il loro vissuto con conoscenti e amici, come anche con chiunque voglia entrare un po' più nel vivo di un'esperienza che tentano, attraverso le foto e le parole, di raccontare.
Vi lasciamo ad alcuni stralci di questo primo mese in Sud Sudan... Per leggere l'intero diario di bordo eccovi invece il link alla loro pagina: https://www.condividiamo.eu/wordpress/viaggi/sud-sudan/
14 giugno
L’altro giorno abbiamo fatto il primo giro al mercato, questo ci ha catapultato in una realtà alla quale non eravamo abituati.
Confusione, sudore, colori, odori, occhi che ci guardavano come fossimo delle banconote camminanti.
Tornati a casa, con questa strana sensazione ancora sulla pelle, da decifrare, entusiasti e agitati, come solo l’incontro con la novità può lasciarti.
Rientrati, parliamo con Samuel, il manutentore del luogo. Lui assieme a Gisella risolve tutti i problemi, qualsiasi essi siano, insieme possono farcela, più efficienti di Amazon.
Da quando siamo arrivati Samuel è diventato il nostro interlocutore locale principale, gli abbiamo chiesto tanto, curiosato nella cultura locale, nella sua vita e pregandolo di insegnarci il Juba Arabic, la lingua locale.
Ed ecco che mentre parlavamo sotto un sole rovente, nel mezzo della chiacchierata, improvvisamente salta su e dice: “Ecco, ci vorrebbero più persone come voi, siete dei Talkerer”. Che in italiano suona come “coloro che parlano o che chiacchierano”.
E sono quelle parole, uscite inaspettatamente, che colpiscono, dirette e dolci, come uno specchio ci permette di capire come ci vedano gli altri, come quello che ci eravamo promessi prima di partire sia quello che realmente trasmettiamo anche agli altri.
Siamo qua principalmente per conoscere e per crescere, noi prima di tutto, non per imporre o istruire gli altri, il primo passaggio è sempre cambiare noi stessi. Come dice Mannarino: “Con le idee puoi cambiare il mondo. Ma il mondo non cambia spesso. Allora la tua vera rivoluzione sarà cambiare te stesso”. Ed in fondo è proprio cosi, siamo partiti con questa idea e queste note in testa, sicuri di poter portare con noi tutto quello che impareremo.
E la cosa meravigliosa è che se anche Samuel non sa scrivere, ci ha già insegnato tantissimo.
2 luglio
Ieri ha piovuto, la terra è ancora morbida e di fronte al mio ufficio, tra qui e il baobab (si ho un ufficio vista baobab), c’è un campo di terra.
Sono le 15:30 di venerdì, ormai ad Usratuna cala la pace, i cooperanti sono gli ultimi che si attardano per finire la burocrazia e organizzare la settimana a venire. Ed ecco che fuori dalla mia porta mi si palesa uno spettacolo di colori e umanità.
Samuel, moglie, figli e nipoti tutti uniti e intenti a coltivare la terra. Uno spazio di terra che la mia ONG lascia a Samuel per garantirgli qualcosa in più dello stipendio. La possibilità di prendersi cura della sua famiglia e dei suoi parenti.
Ed ecco, i ragazzi vanga in mano seguono il maestro (Samuel) che gli mostra come arare e vangare il campo. Le donne, capitanate da Betty (la moglie di Samuel), sono intente a seminare e a raccogliere le erbacce.
L’armonia è nell’aria, età, colori, sudore, sorrisi si mischiano e sorrido anche io pensando a quanto sarebbe difficile una scena simile in Italia.
Vederli lì, tutti intenti, appassionati, concentrati, non solo per quello che stanno facendo, ma per quello che sarà, vedono nel seme il frutto, già lo sentono e si impegnano per raggiungere quell’immagine che hanno in testa.
Respiro ancora un po' questa scena genuina, che mi riscalda gli occhi e il cuore.
Siamo qua da un mese e queste persone ci stanno già lasciando tanto, senza neanche rendersene conto.
Carola Esposito e Matteo Ghini, collaboratori a Juba