Da novembre 2021 faccio parte degli operatori volontari SCU del Progetto OVCI in Ecuador; in questi mesi ho avuto modo di sperimentare quanto la mia figura professionale di Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (TNPEE) possa essere impiegata in contesti inconsueti rispetto al classico “setting” della sala di riabilitazione italiana.
Il TNPEEE è una figura professionale dell'area sanitaria che svolge attività di abilitazione, riabilitazione e prevenzione rivolte alle disabilità e disturbi del neurosviluppo dell’età evolutiva (fascia di età 0 - 18 anni). Dopo una prima fase di valutazione, il TNPEE progetta il suo intervento partendo dagli interessi e le capacità del bambino così da promuovere lo sviluppo armonico ed equilibrato; fondiamo il nostro lavoro su strumenti come la motricità, il corpo, il gioco, l’interazione e la motivazione.
In Ecuador questa figura di riabilitazione non esiste e questo ha creato non pochi disagi nell’inserirmi in modo attivo all’interno dell’equipe multidisciplinare. Non conoscendo il mio ruolo e il mio ambito di intervento, sono stati necessari incontri di formazione e di spiegazione alle coordinatrici ed alle promotrici in modo da comprenderli a pieno. Nonostante le prime difficoltà, anche legate al nome del mio lavoro (sono stata denominata “neurofisiatra” e “neurofisioterapeuta”), adesso sento che sto sfruttando tutti gli strumenti professionali a mia disposizione e sto vedendo nuove forme che il mio profilo professionale può assumere in base al contesto in cui lavoro.
Un’altra difficoltà è stata la consuetudine dei professionisti locali di suddividere i pazienti solo secondo una difficoltà fisica o educativa, non tenendo in considerazione la globalità del bambino con aree di sviluppo strettamente interconnesse tra di loro. Inoltre ho riscontrato difficoltà nell’adattare le modalità di intervento italiane a quelle richieste dal contesto di lavoro. Il nostro lavoro sul territorio consiste nell’effettuare visite domiciliari ai pazienti le cui famiglie vivono in estrema povertà: se in Italia come TNPEE progettiamo una presa in carico partendo dalla valutazione (circa 3-4 sedute, di cui una di colloquio coi genitori) per poi avviare un progetto di intervento che prevede - a seconda dei casi - 1 o 2 sedute settimanali, a Esmeraldas tutto questo si racchiude in un incontro da 45 minuti/1 ora.
Il “setting” di valutazione vede quasi sempre come protagonisti familiari incuriositi, galline svolazzanti, cani randagi, televisione o musica ad alto volume. Non mancano anche i momenti di sconforto di fronte ad alcuni genitori che faticano nell’accettare il proprio figlio con disabilità tanto da abbandonarli affidandolo a qualche parente o non prendersene cura in maniera adeguata, vedendolo magari solo come una risorsa economica grazie al “bono para discapacidados”, ovvero la possibilità di ottenere un bonus economico dallo Stato. È in queste occasioni che il ruolo del TNPEE e delle altre figure professionali non può fermarsi alla compilazione della valutazione, ma, insieme alle promotrici, dobbiamo trovare un dialogo con le famiglie e sensibilizzare sopra alcuni temi. Ciò non significa che dobbiamo imporre le nostre idee; figurativamente parlando, entriamo nelle case e nella vita delle persone in punta di piedi: con rispetto, gradualmente e pronti all’ascolto attivo. Chi è volontario in Servizio Civile ed è TNPEE deve tenere ben in mente che ci sono sostanziali differenze rispetto alla modalità di presa in carico dovute dalle condizioni di vita diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati, come la mancanza di strutture sanitarie adeguate, persone che vivono in villaggi isolati, la mancanza di opportunità, la paura di pensare al futuro, la rassegnazione. Nonostante le iniziali difficoltà, credo che la figura del TNPEE possa dare un contributo fondamentale al Progetto, data la visione completa e globale dello sviluppo del bambino e all’attenzione allo sviluppo armonico psicomotorio; i nostri adattabili strumenti di lavoro, inoltre, permettono l’organizzazione delle competenze emergenti e la modificazione dei comportamenti atipici.
Sono convinta che questa esperienza mi stia facendo conoscere lati di me poco esplorati, limiti che non credevo di avere, risorse che vengono fuori al momento opportuno; come TNPEE, so già che vivrò questo ultimo mese continuando a fare “tutto col gioco, niente per gioco” (Baden Powell).
Sara Fornaini, Casco Bianco SCU con OVCI in Ecuador