È proprio il caso di dirlo visto che questa è la mia terza volta a Juba!
Sono stata qui la prima volta nel 2018 per 2 settimane per conoscere questa realtà. Poi nel 2019 sono ritornata per un periodo più lungo di quasi 4 mesi. E ora la mia esperienza in terra sud sudanese si protrarrà per circa un annetto. In questo mio ritorno sto affiancando Francesca, Coordinatrice del Centro di Riabilitazione di Usratuna, nelle varie attività che si svolgono giornalmente e in particolare nel lavoro dei fisioterapisti, così da poter mettere a disposizione le mie competenze professionali. Sto pian piano cercando di inserirmi gradualmente nei vari ambiti entrando in rapporto con gli operatori locali e quelli espatriati, per lo più italiani, che supportano l’attività dei locali.
Però è la relazione con i nostri pazienti, con le loro mamme, che deve rimanere sempre al centro del nostro essere presenti in questo Paese. Dobbiamo cercare, pur nella difficoltà e nella complessità, di alleviare e un po' sollevare questi bambini dal loro essere persone con disabilità in un contesto difficile già a prescindere dalla situazione derivante dalla loro patologia.
Quando la mattina arrivo in ufficio, lo scambio dei saluti con i colleghi e con le mamme e i bambini presenti nella zona d'attesa è uno dei momenti più belli della giornata. I sorrisi e gli sguardi valgono più di mille parole e superano le difficoltà della lingua che loro ed io abbiamo (le lingue tribali, l’arabo e l’inglese…) e ripagano delle difficoltà e delle fatiche che operare qui a Juba comporta.
Rispetto all’altra volta ho potuto constatare che, seppur minimi, ci sono stati dei miglioramenti soprattutto nelle competenze dello staff della riabilitazione. Sono aumentate le loro abilità nel fare le prime valutazioni riabilitative e nel dare indicazioni ai genitori per cercare di migliorare la cura e l’attenzione verso le problematiche dei loro figli. Ci sono varie attività, come il programma per i piedi torti o la distribuzione degli ausili, che il personale locale adesso gestisce in quasi totale autonomia e questo è molto positivo: l’obiettivo di OVCI è primariamente quello di formare le persone sud sudanesi in maniera tale che siano in grado di portare avanti da sole le varie attività e che gli espatriati siano solo di supporto come supervisione.
Ho trovato la città di Juba più caotica e frenetica, ma di fondo disorganizzata. Dobbiamo avere molta prudenza a muoverci in questa città, che è molto diffidente verso lo straniero o lo ritiene soggetto a cui chiedere soldi senza reticenza. Il traffico, senza regole e senza controllo, rispecchia le difficoltà di un Paese che avrebbe grandi potenzialità, ma che ancora non è riuscito a regolamentarsi.
Anche in questo però, ci sono stati dei passi in avanti e questa cosa fa ben sperare per il progresso e lo sviluppo del Sud Sudan e della sua popolazione come ha anche detto, nelle parole conclusive del suo viaggio in questa terra, Papa Francesco: “Speranza è la parola che vorrei lasciare a ciascuno di voi, come un dono da condividere, come un seme che porti frutto” (Santa Messa presso il Mausoleo "John Garang", Juba, 5 febbraio 2023).
Marika Santi, Fisioterapista di supporto al Responsabile Centro di Riabilitazione USRATUNA