La mia vita prima di essere una promotrice di OVCI era un po' complicata, di seguito darò un breve riassunto di come andavano le cose allora.
Quando avevo 3 anni sono morti i miei genitori, e sono stata adottata da uno zio di mia madre, il quale viveva con sua moglie e 6 figli; ero troppo giovane per capire cosa stava succedendo quando mi hanno portato in quella famiglia e mi hanno detto: “D'ora in poi vivrai qui perché i tuoi genitori sono morti”. Non ho mai capito cosa stesse succedendo, non sapevo cosa significasse “essere morti”, ma qualcosa mi diceva che non li avrei rivisti mai più nella mia vita, né loro né i miei 2 fratelli. Per me quella notizia non è stata facile da assimilare perché ero con persone che non avevo mai visto e non avevo mai sentito nominare. Ho pianto solo di notte e taciuto per paura... Con il passare degli anni mi stavo adattando alla mia nuova vita, ma l'ambiente familiare non era così buono. Non ho mai saputo veramente cosa fosse l'amore di genitori o fratelli, perché per loro avermi dato la possibilità di studiare e le comodità era abbastanza. Ascoltavo ogni giorno le stesse parole: "Devi essere grata che ti abbiamo adottato, perché ti avrebbero dato via e per il dolore ci siamo presi cura di te".
Ci sono state molte discussioni tra i miei nuovi genitori a causa di infedeltà e abusi fisici e psicologici nei confronti della mia madre adottiva, per cui ho capito che una persona che sta attraversando questo tipo di problemi non è ovviamente in grado di fornire amore.
A 16 anni ho preso una decisione sbagliata: sono scappata di casa e sono andata a vivere con un ragazzo che ho incontrato quando ero a scuola. Credevo che quella fosse la mia fuga verso la felicità, perché mi ha dato la sicurezza e l'amore che non ho mai avuto della mia famiglia adottiva. Ma si è rivelato essere un inferno uguale o peggiore di quello che stavo vivendo. Tutto è cambiato: ho subito abusi fisici e psicologici, sopportando la sua ubriachezza e i suoi capricci. Io stavo sempre zitta, non raccontavo mai a nessuno quello che stava succedendo per paura del rifiuto e delle critiche, era una cosa che adottavo già da quando ero bambina, perché credevo di non poter contare su nessuno. Quando stavo per compiere 18 anni, ho preso la decisione di andarmene di soppiatto e iniziare la mia vita da sola. Pochi giorni dopo ho scoperto di essere incinta, il che mi ha reso più triste perché non potevo più andare, perché con un figlio sarebbe stato molto difficile, non avevo nessuno nella mia vita, tanto meno un lavoro per mantenerlo, quindi ho deciso di continuare a resistere e stare zitta.
Quando ho compiuto 20 anni ho incontrato una vicina del mio vecchio quartiere che mi ha detto che lavorava in un'organizzazione chiamata OVCI, e mi ha raccontato un po' di cosa trattava. Allo stesso modo mi ha informato che era possibile fare volontariato. Poco dopo, la mia vicina mi ha chiamato dicendo che voleva un sostituto perché una collega aveva partorito, ed è così che sono entrata a far parte di OVCI. È stata una delle più grandi opportunità che Dio mi ha messo sul cammino. L'Organizzazione è diventata per me un rifugio, perché sono state le 8 ore al giorno più tranquille e libere della mia vita, perché al momento delle visite ho incontrato persone e parenti con disabilità che stavano attraversando le mie stesse (o peggiori) condizioni, e poterli aiutare è stata una grande soddisfazione. Ma quando finivano quelle 8 ore tornavo alla triste realtà.
Dopo aver trascorso un po' di tempo in OVCI, stavo temprando il mio carattere e ho cambiato il mio modo di pensare e di vedere la vita, poiché, da tante formazioni di ogni tipo su come conoscere i miei diritti, ho capito che l'unica persona che poteva tirarmi fuori dall'inferno che stavo vivendo ero io. Perché c'è sempre una via d'uscita! Ed è stato allora che ho deciso di separarmi. A volte passiamo attraverso molte mancanze e bisogni, ma la soddisfazione della gioia e della pace è più preziosa di qualsiasi bisogno o bene materiale. Attualmente sto visitando i quartieri periferici e con alcuni utenti abbiamo formato un gruppo di auto-aiuto che è stato molto utile poiché è uno spazio dove le persone con disabilità e le loro famiglie affrontano i problemi parlando, ridendo e a volte passeggiando in spiaggia, al fiume o in piscina, insomma condividendo momenti piacevoli.
Dal mio punto di vista, il progetto Donna e Disabilità è molto buono perché offre opportunità alle nostre utenti che vivono la violenza nelle loro famiglie e vengono supportate attraverso sensibilizzazione e colloqui, in modo che conoscano i loro diritti e quali misure dovrebbero prendere quando una di loro non è soddisfatta. Viene data loro la strategia per avviare e generare la propria risorsa economica, poiché la mancanza di denaro è uno dei motivi per cui sopportano l'aggressore.
Quello che faccio per cercare il cambiamento sociale, economico ed emotivo in queste donne è sempre dare una mano, motivandole, formandole e ascoltandole sempre affinché si sentano sicure e, a seconda del problema, cechino soluzioni in autonomia per porre fine ai problemi che le affliggono. Certo sanno che non sarà facile, ma neanche impossibile!
Sono grata per tutto ciò che OVCI significa nella mia vita: condivido spazi di formazione, amicizia e lavoro con i miei colleghi, sono riuscita a superare i miei problemi, a poco a poco vado avanti con mia figlia e ora sto studiando Servizio Sociale. Mi piace il mio lavoro di promotrice perché mi permette di servire e aiutare gli altri.
Katherine Vera Vivero, promotrice del settore Nueva Esperanza Norte, Cantone di Esmeraldas.