Da quando mi sono imbattuta casualmente su Facebook nel progetto di OVCI in Sudan, ho iniziato a sognare, immaginandomi immersa in quel mondo così diverso dal mio. Dentro di me sapevo che quel vecchio sogno nel cassetto poteva essere preso e rispolverato. Leggere l’obiettivo del progetto, ovvero l’inclusione delle persone fragili, in particolare bambini, nella comunità tramite servizi riabilitativi e inclusivi, mi aveva riempito di sogni ed entusiasmo. Se fossi stata presa, mi aspettava un anno ricco di crescita professionale e umana, un anno di scoperta, un anno di sfide continue e chissà che altro. Sapevo che era arrivato il momento di “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, come affermava Baden Powell, perciò scelsi di fare domanda.
Finalmente arrivò la risposta: “Idonea selezionata”.
“Guarda che quei Paesi sono pericolosi!” “Fallo adesso che sei giovane!” “Ma chi te lo fa fare?”.
Queste sono solo alcune delle variegate risposte ricevute da amici e parenti di fronte alla comunicazione della mia imminente partenza. Niente però poteva fermarmi, perciò scelsi di abbandonare i vari lavori e collaborazioni come Terapista della Neuro e Psicomotricità nel mio territorio e di intraprendere questo progetto.
Inizia la formazione, conosciamo i compagni di viaggio e i cooperanti rigorosamente in videochiamata, ci vacciniamo, prepariamo il necessario per la partenza e avviamo le pratiche per il visto d’ingresso nel Paese, salutiamo i nostri affetti in Italia e, biglietto quasi acquistato, siamo pronti a partire. Non mancano i problemi burocratici, ma il periodo ipotizzato per la partenza si avvicina sempre di più e già sogniamo cosa succederà in questo anno.
A 3 giorni dal fatidico giorno ci arriva la comunicazione da parte del Dipartimento. Partenze bloccate, ci rivediamo forse il prossimo anno. Il motivo? Poco chiaro, “sicurezza” ci dicono. E i dati? Su cosa è basata questa scelta? Perché dircelo adesso dopo tutti gli sforzi fatti?
Ed è così che inizia la nostra attesa, il nostro limbo. Vogliamo partire, vogliamo essere cittadini attivi e rappresentare il nostro Paese in altre realtà, dare un contributo concreto e imparare. Ci aspettava un anno di formazione ed esperienze, ed eccoci con un pugno di mosche in mano in attesa di novità. Fortunatamente abbiamo alle spalle le nostre Organizzazioni che stanno lottando come non mai per farci partire, forti della motivazione e dai valori che spingono loro a inviare da anni ragazzi in tutto il mondo.
Chiediamo che le partenze siano sbloccate affinché i nostri sforzi non siano vani e che si possa sognare un futuro di cooperazione!
Sara Fornaini, Casco Bianco OVCI Sudan, in attesa di partire
#sbloccoSCUestero